Perché a 11 anni ero felice (e ora non più)
Vi siete mai chiesti ” Perché a 11 anni ero felice (e ora non più) “?
Forse alcuni di voi sì. Altri pensano invece che non tornerebbero mai tra i banchi di scuola per ripetere quegli estenuanti attimi di incertezza, vergogna, prime cotte e prime scoperte. Meglio il sacrosanto mondo degli adulti o dei semi-adulti, fatto di consapevolezza, maturità ed esperienza consolidata.
In ogni caso, questo articolo non parla a chi ha trovato la sua dimensione esistenziale e il suo posto nel mondo, ma a chi è ancora là, spiantato e con le radici di fuori grondanti di terra ancora umida, che si chiede il motivo per cui, da una certa età in poi, è diventato tutto così difficile, pieno di responsabilità, oneroso e frenetico.
Per chi, alzandosi la mattina con il peso di una giornata con mille scelte e impegni da gestire, rimpiange la tenera età in cui frequentava le medie, in cui l’unico compito era quello scolastico e il peggio che poteva capitargli era un rapporto di classe.
Ecco, il seguente articolo parla a voi, voi che nostalgici rimpiangete il passato, decidendo volontariamente di ignorare il fatto che ogni età è orribile nel momento in cui la si vive, ma che è bello giocare al mito dell’infanzia, figurandosi un passato roseo e perfetto che di fatto non è mai esistito!
Perché a 11 anni ero felice (e ora non più)
- Perché il pomeriggio, quando tornavo da scuola, facevo i miei compiti e guardavo i cartoni animati.
- Perché con gli amici inventavamo i giochi più svariati e non avevamo vergogna di giocarci.
- Perché ogni cosa scoperta metteva un misto di ansia e aspettativa, ed era bello confrontarsi con i coetanei e avere l’impressione di possedere importanti segreti.
- Perché potevo chiedere le cose ai grandi, agli insegnanti, ai genitori, con la certezza che mi avrebbero fornito una risposta. Perché credevo nella loro autorità e saggezza, ed era bello avere una guida sicura su cui contare.
- Perché quando andavo a letto potevo temere che i mostri uscissero dal mio armadio, ma non dalla mia testa, e le creature sinistre della mente sono qualcosa di più difficile da sconfiggere al buio.
- Perché le gite erano il momento più atteso, la parentesi gioiosa dell’anno scolastico.
- Perché potevi giocare a essere grande, con tutta la leggerezza di non esserlo ancora.
- Perché una canzone era in grado di descrivere tutto il tuo stato d’animo, o a volte era il tuo stato d’animo che ribattezzava la canzone, e i tormentoni erano belli anche se non erano tormentati.
- Perché nella maggior parte dei casi non ti importava del tuo futuro. Non eri interessato a cosa avresti fatto tra un mese, tra due, tra degli anni. C’erano le medie, e poi le superiori, e l’anno successivo era già uno spazio di tempo troppo lontano per angustiarsi adesso.
- Perché c’erano i migliori amici, ma c’erano anche i nemici, quelli che non sopportavi, e la brutale sincerità degli 11 anni permetteva di scannarsi ora e subito, senza covare dentro un velenoso rancore mascherato dal sorriso.
- Perché a 11 anni ero felice (e ora non più) e forse quando ne avevo 11 pensavo che “a 10 anni ero felice (e ora non più)” e magari è stato così sempre, ma questo perlomeno è un vantaggio di non avere più 11 anni: ripensarli, rimpiangerli, guardarli con un nostalgico sorriso. E forse un giorno arriverò a dire “Perché quando avevo 22 anni ero felice (e ora non più)”, e vedremo se allora riuscirò a trovare 22 motivi, e non solo 11, di pseudo-felicità.
Anonimo
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